Giovanni Gozzadini e la scoperta del Villanoviano in mostra a MUV di Villanova di Castenaso (BO) dal 25 ottobre 2014 al 2 giugno 2015.
La mostra è visibitabile negli orari di apertura de lMUV:
martedì e domenica: 15,30 - 18,30
dal mercoledì al sabato: 9,00 - 13,00
Info
Muv 051 - 780021
Il 18 maggio 1853, presso Villanova, nella tenuta del Conte Giovanni Gozzadini, studioso e appassionato di storia ed antichità locali, vennero alla luce le prime tracce di un antico sepolcreto. Questa scoperta segnò un momento importantissimo per la storia degli studi archeologici, non solo nel bolognese. Si trattava infatti della prima vistosa attestazione di
quella cultura di incineratori che proprio da questa scoperta prese il nome di “villanoviana”.
Con una felice intuizione, il Gozzadini indicò l'appartenenza di queste testimonianze al popolo etrusco, ma il mondo scientifico, lungi dall'accettare la tesi del fortunato dilettante, scatenò una dura polemica sull'identità etnica, durata svariati decenni. Solo molti anni dopo si giunse a riconoscere che la cosiddetta "cultura villanoviana" altro non era se non la manifestazione del popolo etrusco nella sua fase di formazione.
I protagonisti
La ricerca nei possedimenti di Villanova ebbe sostanzialmente l’aspetto di un’avventura privata, gestita nell’ambito della sfera familiare in tutte le sue fasi, dallo scavo, al restauro, al disegno, allo studio scientifico dei materiali recuperati. Lo scavo fu infatti seguito con grande attenzione dallo stesso Gozzadini, coadiuvato dalla moglie, Maria Teresa di Serego Allighieri, in veste di disegnatrice e restauratrice dei materiali che via via venivano recuperati.
I Gozzadini rappresentavano nell’ambito dell’alta società bolognese un punto di riferimento per la vita culturale e la loro dimora una sorta di salotto nel quale si ritrovavano “i migliori ingegni che vissero a Bologna, o vi transitarono”. In particolare il conte, dopo questa prima fortunata impresa archeologica, divenne personaggio di assoluta rilevanza nell’ambito dell’archeologia bolognese, ricoprendo varie ed importanti cariche fra cui quella di Commissario Governativo per i Musei e gli Scavi dell’Emilia e delle Marche (il corrispettivo di un odierno Soprintendente) e quella di Direttore Generale del Museo Civico di Bologna, che tenne fino alla morte, avvenuta nel 1888.
Le tombe e i materiali
La nostra conoscenza della necropoli di Villanova è purtroppo fortemente limitata dalla perdita di numerosi dati, dovuta all’inesperienza del Gozzadini. Gli appunti di scavo infatti contengono la descrizione delle caratteristiche strutturali di ciascuna tomba ed un elenco generico degli oggetti di corredo, ma questi non furono tenuti distinti tomba per tomba, perdendo così la possibilità di un'analisi approfondita del sepolcreto dal punti di vista della composizione sociale. Inoltre non venne realizzata una pianta generale della necropoli, di cui quindi si conosce lo sviluppo solo per grandi linee. Gli scavi misero in luce complessivamente 193 sepolture: 179 a incinerazione e 14 a inumazione. Le inumazioni erano in semplice fossa, mentre le tombe ad incinerazione presentavano diverse tipologie, con una variabilità legata anche all’evoluzione cronologica. L'ossuario contenente le ceneri ed accompagnato dal corredo poteva essere deposto in una semplice buca oppure in una cassetta con le pareti formate da lastre di pietra, in un pozzetto rivestito di ciottoli, in un fossa quadrangolare rivestita di ciottoli, in un grande vaso di ceramica (dolio).
I materiali, entrati in un primo momento a far parte del museo privato del Gozzadini, furono ceduti all’Amministrazione cittadina dopo la sua morte e sono attualmente conservati presso il Museo Civico Archeologico di Bologna.
I reperti conservati sono notevoli sia per quantità che per qualità ed alcuni di particolare prestigio confermano l’esistenza di sepolture di individui importanti, sia uomini che donne.
Sia le strutture tombali che i materiali dei corredi permettono di collocare lo sviluppo del sepolcreto fra l'inizio dell'VIII e la fine del VII secolo a. C., con una maggiore concentrazione di tombe nell’ultimo periodo, a partire dal 750 a. C
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