Sabato 12 settembre ore 16:00
Palazzo Stella - inaugurazione
ARTE AFRICANA
mostra a cura di Mario Napoli
aperta
fino al 26 settembre 2020
dal martedì al venerdì ore
9:30–13:00 / 15:00–19:00
sabato ore 15:00–19:00
Genova, SATURA Palazzo Stella
S’inaugura sabato 12 settembre 2020 dalle ore 16:00
nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Arte Africana” a cura di Mario Napoli.
La mostra resterà aperta fino al 26 settembre 2020 con orario dal martedì al venerdì 9:30–13:00/15:00–19:00, il sabato 15:00–19:00.
L’apertura si svolgerà in accordo con
tutte le normative vigenti per garantire la massima sicurezza dei visitatori,
con ingressi contingentati e uso di mascherine, e verrà, anche, istituito un
servizio di prenotazione per visitare la mostra.
È doveroso fare una premessa
nell’approcciarsi a parlare di arte africana: essa non può essere pensata con i
canoni occidentali, poiché in Africa l’arte non costituisce un ambito
concettualmente ed istituzionalmente separato. L’opera d’arte, per come la
concepiamo noi, non esiste, essa assolve a valenze funzionali, veicolando,
attraverso un elevato grado di elaborazione formale ed estetica, un surplus di
forza che un oggetto comune non possiede.
L’arte africana è caratterizzata da
una qualità eminentemente plastica; la sua tradizione si basa, infatti,
soprattutto sulla scultura lignea. L’oggetto scultoreo non è il duplicato della
realtà: eleva la figura a simbolo, è strumento di evocazione oppure permette
l’apparizione di esseri che sono privi di forma (spiriti, dei, antenati). La
necessità è quella di rappresentare concretamente elementi essenziali al culto,
senza perseguire alcun tipo di aspirazione mimetica, contribuendo altresì ad articolare
e migliorare la realtà mediante l’instaurazione di un rapporto con forze
superiori. La maschera è la più importante espressione dell’arte africana
proprio perché permette all’uomo di ottenere una forza vitale superiore ai suoi
limiti terreni e di identificarsi con il soprannaturale. Inoltre, come in tutta
la statuaria, è nel capo che risiede l’energia vitale.
Nella realizzazione della figura
umana, lo scultore mette in rilevo alcuni elementi anatomici particolari,
espressamente accentuati senza alcuna preoccupazione per le effettive
proporzioni naturali, mentre la struttura verticalizzata ricorda la sagoma del
tronco dell’albero da cui sono ricavate le sculture. All’interno di una
concezione ciclica del tempo, in cui tutto ritorna, il transitorio e
l’esperienza individuale appaiono trascurabili, mentre l’attenzione si
concentra su temi e motivi ricorrenti, di valore universale in grado di
assurgere ad elementi iconografici fondanti generici. Da qui derivano
l’astrazione, l’apparente rigidità e la schematizzazione delle forme, che non
devono essere fraintese con una rappresentazione concettuale, ma attribuite al
significato simbolico dell’opera. L’arte si configura come essenziale nella
definizione d’identità relazionali nella vita del singolo e in quella della
comunità e l’elemento plastico-grafico si presenta come strumento d’iscrizione
e trasmissione del sapere. (Testo critico a cura di Flavia Motolese)
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