Si tratta di un periodo di fondamentale importanza per l’intera sua carriera: mai come in quegli anni infatti il suo personale racconto della Romagna delle campagne e dei braccianti riesce a ritagliarsi un ruolo di primo piano nelle dinamiche dell’arte nazionale, in particolare nell’ambito del neorealismo.
Ma sono anche anni di ricerche instancabili, che lo portano a misurarsi con nuovi linguaggi e nuove ansie, che pongono sempre al centro della sua attenzione le solitudini dell’uomo ed i soprusi inferti dalla dissennata corsa della società del “boom economico”.
Il percorso espositivo costruito al museo di Bagnacavallo riunisce per la prima volta, offrendoli alla diretta esperienza dei visitatori, i dipinti che più hanno caratterizzato questo periodo. Sono più di settanta le opere presenti in mostra, provenienti da decine di collezioni pubbliche e private, tra le quali spiccano la Pietà per il bracciante assassinato (1952), opera vincitrice del Premio Suzzara che ha dato a Ruffini notorietà a livello nazionale, la superba Crocifissione del 1954 di marcato stampo guttusiano, e i tre dipinti con i quali l’artista ha partecipato alla XXVII Biennale di Venezia.
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