Sabato 30 ottobre 2021 a partire dalle ore 16:00, si apre, nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra di Egidio Colombo e Natale De Luca “I Pittori delle Terre” a cura di Mario Napoli con testo critico di Silvio Seghi. La mostra resterà aperta fino al 13 novembre 2021 con orario dal martedì al venerdì 9:30–13:00/15:00–19:00, il sabato 15:00–19:00.
Era il lontano 25 luglio 1976 quando a Voltaggio, nella Sala d'Arte “Il Tobbio”, fu allestita la prima mostra di Pittura Sperimentale realizzata da un gruppo di artisti che presero in seria considerazione la possibilità di lavorare con colori ricavati unicamente da terre naturali. L'idea di redigere il manifesto “Con la Natura nella Natura” maturò in questi otto artisti: Andrea Bagnasco, Egidio Colombo, Natale De Luca, Pier Luigi Gualco, Carlo Molinari, Oreste Piastra, Lorenzo Repetto, Roberto Verardo, tutti motivati in uguale misura a utilizzare unicamente le terre.
È
corretto ricordare che le terre a cui si riferiva questo movimento artistico
erano pigmenti recuperati nelle campagne, nel greto del torrente e nelle
colline attorno a Voltaggio. Un ritorno all'antico, alla pittura
rinascimentale, ai colori usati tra il Quattrocento e il Cinquecento, come la
terra verde di Verona, il blu oltremare, il cinabro, il giallo di Napoli, tanto
per citarne alcuni, erano in uso nelle botteghe dei più importanti artisti di
quel tempo. Quei colori furono parte importante nella storia dell'Arte Rinascimentale
italiana, mentre ciò che in maniera più semplice, ma non semplicistica, andò
allestendo questo gruppo di pittori era cogliere e sfruttare colori
appartenenti esclusivamente al nostro territorio.
Questa
scelta poneva seri limiti alla scala cromatica, fu penalizzante, mise in
condizione d'inferiorità ogni esecuzione pittorica e spingeva il gruppo ad
indirizzare le poche risorse in un contesto esclusivamente naturalistico dal
quale emergesse chiara una poetica, povera di valori cromatici, ma ricca di contenuti
“naturalistici”.
Per
consolidare e dare l'avvio a questo periodo storico di pittura sperimentale fu
eseguita un’opera lunga 35 metri, un’opera grandiosa dunque a tutti gli effetti
a cui presero parte solo cinque degli otto artisti iniziali.
Ora,
entrando un poco di più nei particolari e osservando le opere, si rileva da
subito che le cromie di cui trattiamo avevano una lavorazione particolarmente
semplice che prevedeva l'utilizzo dei pigmenti naturali con aggiunta di acqua e
collanti vinilici.
Oggi
a testimonianza di quel gruppo sono rimasti Egidio Colombo e Natale De Luca e
questa mostra mette in risalto l'impegno e la costanza di quel periodo
fantastico fatto di ricerca e di sperimentazione, sicuramente unica nel suo
genere.
Colombo
si può considerare uno degli artefici di quella “sfida”, fece suo il desiderio
che veicolò l'idea iniziale, mantenne quel contatto pittorico che lo rese
tutt'uno con gli altri ma cercò di trovare risposte aderenti a una ricerca
personale che mirava a privilegiare il contesto agreste.
Cercò
di trasmette ciò che lui ha sempre percepito in prima persona attraverso
un'attitudine operativa il cui risultato auspicasse al raggiungimento di un
messaggio ambientale a misura d'uomo. Per esprimere questo suo sentire e per
facilitarne la comprensione, ha strutturato un impianto pittorico, basato sulla
tematica informale, fatta di cromie essenziali che miravano a trasmettere una
forte denuncia in difesa della natura. Colombo cercò di focalizzare
l'attenzione su questo importante tema, percorse una via persuasiva parallela a
quell'attitudine “proustiana” che lavora sulla memoria, sulla percezione,
sull'impalpabile evanescenza di ciò che ci circonda, metafora allusiva ad uno
spaccato temporale che ciclicamente rigenera e si rigenera. Questo è ciò che si
percepisce nelle sue opere, lì risiede il forte contenuto naturalistico che
lega a filo doppio la condizione irreversibile tra l'uomo e il mondo che lo
circonda, quel sentire la natura nelle sue forme, assaporarne la bellezza,
coglierne l'essenza.
La
partecipazione al gruppo delle terre di De Luca fu un vero e proprio modo per
innovare e cambiare in un certo senso la sua pittura. Dal figurativo informale
trovò, nell'uso delle terre, una nuova dimensione espressiva che lo avvicinò
sensibilmente all'espressionismo astratto. I lavori entrarono dunque in una
dimensione intimistica, dove né i colori ad olio né gli acrilici gli permisero
di raggiungere quello che in cuor suo da tempo maturava. Quel periodo di grande
fervore e intuizione artistica gli permise di orientarsi su un modello
espressivo, immaginario intimistico.
Una
via di fuga dal concetto accademico di pittura, si trattò allora di realizzare
un’astrazione lontana dalla lettura formalista per trovare una risposta
personale basata su presupposti meditativi, in cui trasparisse la dimensione
spirituale.
I
colori così tenui, rilassanti, statici fornirono tutti i requisiti per
esteriorizzare qualcosa che non appartenesse ad alcun codice o tempo, e con
tecnica, pensiero e passione coltivarono una profondità di profili presi a
prestito dal tessuto del mondo.
In conclusione a questi supposti ragionamenti bisogna far ricorso all'Idea socratica che non giunge dall'esterno ma deve germogliare nell'intimo e per far sì che nasca negli altri occorre agire con loro come fa l'agricoltore con la terra: prepara il suolo, semina, cura i germogli protegge gli steli. (Testo critico a cura di Silvio Seghi)
L’apertura
si svolgerà in accordo con tutte le normative vigenti per garantire la massima
sicurezza dei visitatori. Si informa che a partire dal 6 agosto, in
ottemperanza all'ultimo decreto legge per il contenimento dell'emergenza
Covid-19, è necessario esibire il GREEN PASS.
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